L’apicoltore che si avvicina al mondo dell’apiterapia e vuole concorrere con i propri prodotti allo sviluppo del nascente mercato creato da questa affascinante nuova/vecchia disciplina, deve proporsi e imporsi di fornire prodotti dell’alveare di alto valore, privilegiando esclusivamente gli aspetti qualitativi.
Per soddisfare l’esigente mercato dell’Apiterapia, basta garantire piccole produzioni di pregio con prodotti sani e ricchi di proprietà, di elevato valore economico.
Appare quindi evidente che l’apicoltore debba impegnarsi con tenacia, sapienza, e grande dedizione al perseguimento e al mantenimento di una produzione di qualità, mirando ovviamente a guadagni da qualità anziché a guadagni da quantità.
Uno dei fattori, da considerare essenziale per il raggiungimento degli indispensabili livelli qualitativi richiesti, va individuato nell’impegno a garantire e mantenere, senza compromessi, il benessere delle api conseguibile attraverso la gestione etica e consapevole dell’alveare, nel rispetto della famiglia, del territorio, del consumatore e della salvaguardia anche della salute stessa dell’apicoltore.
Privilegiando l’allevamento di ecotipi locali, Apis Mellifera Ligustica, Carnica, Ape nera siciliana e Apis mellifera mellifera, frutto della millenaria relazione “ape -ambiente-uomo” su un determinato territorio, vanno adottate le più corrette pratiche apistiche quali ad esempio: scelta del materiale, igiene dell’alveare, corretti e ammessi interventi sanitari, adozione della rimonta invece dell’acquisto di regine spurie, rispetto dell’ape e dell’andamento naturale dell’alveare, ecc. massimo rispetto per lo spazio-ape con arnie più adeguate alla naturalità del superorganismo.
Gli ecotipi locali o autoctoni che vivono sul territorio da generazioni, vanno privilegiati in quanto adattati all’ambiente e per questo più attrezzati a difendersi perché dotati di un patrimonio genetico inestimabile.
Alleviamo le nostre api senza stress lasciandole alla loro vita naturale intervenendo solo se necessario, dotiamole di case più confacenti alle loro esigenze con spazi mirati a salvaguardare il loro stato “selvaggio”.
Rispettiamone l’umore, l’istinto, i tempi, lo spazio, la famiglia!
I concetti della cosidetta “apicoltura moderna” andrebbero rivisitati considerando che, in poco più di mezzo secolo di gestione intensiva all’insegna della produzione a tutti i costi, stiamo assistendo a continue e sempre più importanti morie di api, a ibridazioni senza regole e controlli, a virus infestanti e a tante altre problematiche che rendono sempre più complicata e incerta la vita dell’apicoltore.
L’Apicoltore dovrebbe cambiare modello per intraprendere un nuovo percorso che lo porti ad essere “più nelle api che sulle api“ e ritenersi più allevatore che produttore di solo miele.
a cura di Rita Franceschini – Perito Agrario, Tecnico Apistico