La differenza tra il sapere tradizionale e le cosiddette “scienze moderne” non è da ricercarsi in una differenza del settore o campo di applicazione, ma è essenzialmente una differenza di metodo, di punto di vista, che di fatto traduce una profonda differenza di concezione.
Secondo le definizioni stabilite dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per la MT&C (Medicina tradizionale e complementare), la medicina tradizionale è la somma di conoscenze e competenze e pratiche basate su teorie, assunti ed esperienze autoctone di culture diverse, maturate lungo il decorso dei secoli, corredate o meno da spiegazioni utilizzate per il mantenimento della salute, per la prevenzione, per la diagnosi e per il miglioramento e trattamento di stati patologici fisici e mentali, localizzati e generalizzati. La medicina complementare rappresenta invece tutte quelle conoscenze teoriche e pratiche, le tecniche e le metodologie che, in base alle evidenze cliniche prima che scientifiche, forniscono un valido supporto alle terapie convenzionali nel trattamento di diversi stati morbosi, sia del corpo che della mente, e che si sono evolute ed affermate in diversi momenti storici, anche recenti.
Non tutte le terapie alternative, quindi, trovano fondamento nel folklore popolare, ma sicuramente, l’Apiterapia rappresenta uno dei capi saldi della medicina tradizionale di moltissimi popoli in tutto il mondo. Nel papiro rinvenuto da Edwin Smith e risalente al 1550 a.C. si menziona il trattamento delle ustioni con miele e grasso, inoltre, gli antichi egizi utilizzavano la pappa reale come trattamento di bellezza per rendere la cute elastica ed impiegavano la propoli per trattare i prodotti alimentari di origine animale con lo scopo di migliorarne la conservazione. Negli scritti di Shushruta e di Charaka, fondamento della medicina Ayurveda, il miele viene incluso tra i trattamenti per purificare le piaghe e promuovere la guarigione. I Greci usavano la propoli per curare gli ascessi, gli Assiri la impiegavano nella guarigione delle ferite e per la cura della carie. Tra i Romani, Plinio il Vecchio afferma che la propoli è in grado di ridurre il gonfiore e lenire i dolori articolari. Dioscoride osserva che la propoli è anche un rimedio per guarire la tosse.
Questi antichi rimedi sono stati recentemente rivalutati in seguito alle evidenze scientifiche circa gli effetti collaterali di alcuni farmaci (antinfiammatori, antibiotici o chemioterapici) e agli studi che hanno dimostrato alcuni dei meccanismi di azione di questi prodotti, la cui composizione quali-quantitativamente variabile resta difficile da standardizzare. Questo è uno dei motivi che limita l’applicazione pratica di questi prodotti, il cui potenziale terapeutico resta dominio di pochi appassionati lettori del settore medico-scientifico.
Nel 2013 l’OMS ha pubblicato un documento strategico per il periodo 2014-2023, volto a regolamentare e a promuovere l’integrazione delle medicine tradizionali e complementari all’interno dei sistemi sanitari nazionali. Alla luce del ruolo ricoperto dall’apiterapia nel sistema sanitario di numerose nazioni dell’unione, come Francia, Germania, Slovenia, Italia, ecc., le politiche agricole comunitarie hanno rivolto una maggiore attenzione al comparto apicolo attraverso la PAC 2021-2024, stanziando ingenti fondi per lo sviluppo dell’apiterapia in termini di offerta di servizi e di standardizzazione metodologie produttive e applicative.
Ci auguriamo che il potenziamento delle aziende apistiche locali attraverso queste sovvenzioni, possa incontrare persone interessate a potenziare l’offerta dei servizi legati alle opportunità terapeutiche delle api e dei loro prodotti. Un aumento dell’offerta commerciale rappresenterebbe infatti una spinta importantissima per le dovute autorizzazioni e i riconoscimenti ufficiali da parte dei sistemi sanitari nazionali, che ancora non riconoscono l’apiterapia come disciplina sanitaria, esponendo l’intero settore ed i consumatori alla proliferazione di prodotti adulterati o contraffatti, professionisti non qualificati, sviluppo di effetti collaterali e fallimento dei protocolli terapeutici.
a cura della dr.ssa Serena M.R.Tulini