Scriviamo di getto questo articolo per comunicare l’impressione che, da non apicoltori, abbiamo avuto quando, ormai più di sei anni fa ci siamo avvicinati al mondo degli apicoltori attraverso l’apiterapia.
Diamo prima di tutto la definizione di sinergia, deriva dal greco e indica la collaborazione tra individui (agire insieme, operare con altri); vale a dire un’azione combinata, una cooperazione di più elementi per il raggiungimento di un risultato valido, anche se ogni componente può trarne benefici diversi, comporta comunque un rendimento maggiore di quello ottenuto dai vari elementi separati. Il primo passo necessario per lavorare in equipe è che ogni professione comprenda e conosca a fondo i “limiti” imposti dal proprio ruolo, cosa può assolvere in autonomia e cosa invece necessita di sistemi di reciproca collaborazione.
Le pessime annate, che negli ultimi anni hanno abbassato molto la produzione del miele, evidenziano sempre più il fatto che, maggiormente per i piccoli produttori, l’apicoltura non è più sostenibile in termini di sola produzione di miele. Da qualche anno, con l’introduzione anche in Italia dell’argomento “apiterapia” (che per noi significa “ritrovare il benessere con l’utilizzo tutti i prodotti raccolti, elaborati e secreti dalle api”) si sta intravedendo quanto l’apicoltore possa essere il fulcro di tutta una serie di attività basate sulla produzione di miele e sulla gestione di alcuni servizi.
L’apicoltore deve rispettare le buone pratiche di produzione per ottenere prodotti eccellenti che gli permettano di differenziarsi nell’ambito di un’offerta che spesso gioca al ribasso, ricordando che non sempre la qualità è nella quantità (il vino e i formaggi insegnano); può gestire, per esempio, le nuove strutture che si stanno facendo strada in italia, gli apiari olistici che facilitano l’erogazione di numerosi servizi collegati all’apicoltura.
L’immagine sotto evidenziata, che mostriamo nei nostri webinar e corsi, aiuta a comprendere come l’apiterapia sia un mondo complesso, attraverso il quale si possono creare numerose collaborazioni e sinergie.
Gli aspetti che dovrebbero essere chiari sono le tante opportunità che l’apicoltore potrebbe trovarsi a sfidare per migliorare le sue potenzialità. Per raggiungere questo risultato è indispensabile conoscere il punto di partenza (il proprio prodotto) e le aspettative delle altre figure professionali con cui cooperare.
L’apicoltore rimane il fulcro indispensabile di tutto il sistema dove, ai due estremi, vediamo i prodotti di qualità e l’apiario olistico; collegati a questi obiettivi, potete facilmente notare le figure professionali che possono essere coinvolte nel dispensare servizi e consulenze, come anche nel consiglio e utilizzo dei prodotti di derivazione apistica (creme, tinture, ecc).
Per riuscire a comunicare con professionisti diversi, in primo luogo l’apicoltore dovrebbe approfondire alcune materie per avere gli argomenti necessari a coinvolgere le altre parti che collaborano, conoscere i propri limiti per non invadere campi professionali che potrebbero essere d’inciampo e che non gli competono, facendo, al contrario, far valere le proprie conoscenze che possono risultare complementari e sinergiche ad altri (tempistiche di produzione, cultura apistica, conoscenza del territorio).
Il mondo delle api ora è “di moda”; l’apicoltore è l’unico che ne conosce tutti i segreti e dovrebbe industriarsi per divulgare prima di tutto informazioni corrette: quante “baggianate” si leggono a volte! Informazioni sconclusionate scritte tanto per attirare l’attenzione e perché appunto fa “moda” parlare di api. Il pubblico è incuriosito da questo mondo naturale ed ha fame di notizie semplici, nel contempo sarebbe da subito ben disposto a seguire delle linee guida che gli diano elementi per poter scegliere prodotti di qualità.
Perché sono pochissime le associazioni di apicoltori che organizzano incontri con il pubblico per spiegare, per esempio, come leggere un’etichetta del miele? Per spiegare la differenza fra propoli e polline? E’ scandaloso come, parlando con gente comune, molti non conoscano assolutamente i prodotti delle api e come queste li producano.
Il pubblico generalmente ignora come leggere un’etichetta e come scegliere un prodotto; ignora che potrebbe rifornirsi direttamente da un apicoltore, il proprio apicoltore di fiducia, esattamente come ci si comporta per cercare il buon produttore di pane o olio, scelto in base ad alcuni parametri relativi alla qualità, alla conoscenza del territorio, alla conoscenza base delle qualità organolettiche del miele.
In certi casi si assiste alla riluttanza a scambiare le esperienze tra produttori per paura che altri possano beneficiarne. Anche l’impreparazione tecnica ad avviare la professione di apicoltore senza adeguate conoscenze, senza mai aver partecipato a corsi professionalizzanti, si riflette sui risultati. Ciò a lungo andare si è dimostrato deleterio per tutto il settore che solo ultimamente si sta facendo più attento, grazie soprattutto all’impegno di numerosi giovani che stanno affrontando con intelligenza questo tipo di attività, formandosi, studiando e soprattutto facendo sinergia fra loro.
Ci sembra molto difficile essere “tuttologi”, in un periodo di molte specializzazioni: se sei un ottimo produttore di miele, per produrre propoli allo stesso livello, occorre un nuovo “modello” di produzione oltre alla conoscenza a fondo del prodotto finale. Idem per il polline, la pappa reale e il pane d’api. Con la sinergia ciò può essere accelerato, ottimizzando tempi e costi.
La stessa procedura può aprire nuove opportunità, come la promozione dell’apicoltura nelle erboristerie, con incontri con il pubblico; alcune tra di esse hanno salette che possono essere il modo di farsi conoscere a clienti molto attenti e interessati ad avere contatti e informazioni direttamente dai produttori … miele, propoli, polline o cera per non parlare di miele in favo e pane d’api, gli argomenti non mancano!
Incontri di questo tipo, periodicamente organizzati da aziende di integratori, puntano soprattutto a evidenziare la qualità dei prodotti e il razionale scientifico di assunzione. Perché ciò viene fatto solo in rarissimi casi con i prodotti dell’alveare? Certo per fare questo bisogna saper organizzare del materiale divulgativo, conoscere alcuni fondamenti della comunicazione, sapere quali parole usare per non sconfinare in competenze non proprie, saper organizzare delle slides che riescano a coinvolgere il pubblico, dare al pubblico validi elementi per scegliere di ritrovare il benessere con i prodotti dell’alveare ed esporre gli elementi per scegliere bene e non affidarsi al primo miele della grande distribuzione per il solo costo. Per fare questo serve investire del tempo nella formazione, aver voglia di evolvere, collaborando con colleghi per gli argomenti più affini alla loro cultura, per poi specializzarsi nella produzione di un prodotto o servizio. Oltre che nelle erboristerie si possono proporre questi incontri ad associazioni che si occupano di natura e benessere, a gruppi di acquisto, a palestre (ricordate che il miele è energia pronta per lo sportivo, per non parlare del polline che è anche una fonte di proteine) e alle scuole.
Ma per fare questo bisogna formare un gruppo, una rete, che permetta ad ognuno di dare il meglio di sé stessi.
Quello che cercherà di fare Accademia di Apiterapia, con i suoi corsi e seminari a partire dal prossimo autunno, è anche quello di supportare il confronto con professionisti diversi per fornire gli elementi necessari per un dialogo ed una collaborazione valida, oltre all’obiettivo di far crescere e divulgare la conoscenza dell’“universo ape” in tutti i suoi mille aspetti. E tutto senza dimenticare che il progresso scientifico è velocissimo!
L’apicoltura che serve all’Apiterapia è un’apicoltura dei piccoli e medi produttori, attenta ai bisogni delle api e al territorio in cui vivono (loro e chi le conduce); l’obiettivo deve essere prima di tutto il benessere delle api ed il miele, che si riesce a ricavare deve essere, il più possibile, incontaminato. Come esistono i cru nel vino così dovrebbero esserci i cru del miele.
Il miele di eccellenza deve essere visto come un alimento prezioso (vogliamo paragonarlo al tartufo bianco di Alba? all’aceto balsamico, quello vero?) al quale non tutti, magari per ragioni di prezzo o di lontananza, possono accedere, ma di splendidi sapori e qualità.
In questa visione è molto importante la conoscenza; lo scambio di idee, informazioni e la collaborazione sono parte del lievito che serve per fare un buon pane. La farina, l’energia, le altre sostanze che lo producono alla fine, incluso il forno, devono essere all’altezza delle mete che si vogliono raggiungere. La sinergia positiva (poiché a ben vedere c’è anche quella negativa, e il COVID-19 lo ha mostrato) rende meno faticoso il percorso, sebbene sulle prime possa sembrare difficile da attuare.
L’Accademia di Apiterapia, si concentrerà nella valorizzazione funzionale dei prodotti apistici per il benessere, così come la letteratura scientifica recente ci mostra. Con la collaborazione principale dei Produttori apistici del nostro Paese e delle professionalità del settore focalizzato sul Benessere e Salute, conoscendo la meta da raggiungere.
Le api danno un esempio perfetto di collaborazione che dovrebbe essere da monito per tutti noi che popoliamo l’”universo ape”.
a cura di Laura Cavalli e Piero Milella