Ho avuto anni fa la gran fortuna di poter realizzare il mio desiderio e diventare medico, ho ampliato la mia conoscenza universitaria principalmente in senso antroposofico, oltre che accademico, omeopatico, omeotossicologico, fitoterapico ed in altre terapie naturali complementari.
L’antroposofia è stata fondata da Rudolf Steiner un secolo fa, egli ha anticipato molte delle conoscenze che sono giunte dopo, come ad esempio aveva avvertito, purtroppo inascoltato, che se si fosse dato del cibo di origine animale alle mucche queste sarebbero impazzite. Visto che Rudolf Steiner a proposito delle api ha tenuto molte conferenze per “dischiudere qualcosa sulla esistenza misteriosa collegata alla natura dell’apicoltura” dicendo che “non è solo l’apicoltore che dovrebbe avere un interesse per l’apicoltura perchè nella vita umana molto più di quanto si pensi dipende da essa”, mi sono avvicinata a questo straordinario mondo.
Le api sono state sempre in relazione in senso profondo all’essere umano. È interessante notare che le api nel loro alveare mantengono una temperatura molto simile a quella del corpo umano, e al suo interno vi elaborano sostanze uniche nella loro straordinarietà come il miele, la propoli, il polline e la cera che hanno una grande importanza anche dal punto di vista terapeutico. Una colonia potrebbe contare tra i 50.000 e le 60.000 api. Un’ape vive mediamente dai 30 ai 40 giorni in primavera e in estate, mentre quelle nate in autunno possono vivere dai 4 ai 6 mesi. Rudolf Steiner nel suo ciclo di conferenze pubblicate con il titolo “Le api” (O.O. 351) espose un parallelismo tra la testa umana e l’alveare. Proprio muovendo da questa immagine Michele Codogno, attivo nell’agricoltura biodinamica, cita la Venere di Willendorf caratterizzata dal fatto che la testa ha la forma di un favo.
Come medico inoltre ho sempre come obiettivo avere terapie valide a disposizione per aiutare i miei pazienti. Sono quindi sempre alla ricerca di nuove possibilità di cura ed è stato così che mi sono imbattuta anche nell’uso del veleno di api. Sappiamo tutti che sin dall’antichità si è usato il miele per curare le ferite, per lenire le affezioni respiratorie e per riattivare le forze di guarigione nelle convalescenze e sappiamo che nella medicina popolare da sempre si è utilizzato anche il veleno delle api soprattutto per curare i dolori articolari. Inoltre la cera, prodotto esclusivo delle api, veniva usata per gli impacchi oltre che per produrre le candele per illuminare l’oscurità. L’ape è stata quindi preziosa compagna dell’uomo che l’ha associata alle forze di saggezza e di luce della natura, espresse negli alveari, meravigliose costruzioni architettoniche, oppure nella variegata e colorata raccolta dei diversi pollini e nella produzione di differenti tipi di miele, con l’osservazione che tutti i prodotti dell’alveare costituiscono per gli uomini rimedi molto efficaci.
Nell’omeopatia si usano già diverse preparazioni dinamizzate a base di veleno sotto il nome di “Apis” che ha provato la sua efficacia specialmente nel caso di reazioni infiammatorie acute e localizzate, presentando i principali sintomi di una puntura recente di ape, come arrossamento della pelle, elevazione anormale e locale della temperatura, gonfiore e sensibilità al tatto (principio di similitudine). Nella medicina ad indirizzo antroposofico i prodotti derivati dalle api occupano un posto importante per uso esterno (oli e unguenti), per via orale (globuli e gocce) per via sottocutanea (fiale). Si usano pure diversi cataplasmi alla cera d’ api, per esempio nel caso di infezione delle vie respiratorie o contro i dolori dorsali. Si somministrano ad esempio delle preparazioni di Apis dinamizzate – diluizioni comprese in generale tra la D3 e la D30 – in caso di malattie che presentano reazioni infiammatorie violente (per es: tonsilliti), per stimolare le forze di auto-guarigione e per preservare l’organizzazione interna.
L’arte medica ampliata dalla conoscenza antroposofica prende in considerazione quindi una corrispondenza qualitativa tra le forze di costruzione superiori dell’ape mellifera e quelle esistenti nell’essere umano (similia similibus curantur, cioè i simili si curano con i simili). Queste forze sono sollecitate e attivate nell’uomo tramite i rimedi provenienti da prodotti fabbricati dalle api. Questi laboriosi insetti non ci offrono dunque solamente del dolce miele , ma anche preziosi rimedi.
Nella letteratura medico-scientifica che ho studiato in merito all’uso del veleno d’api somministrato sotto forma di puntura dell’ape direttamente sulla zone da trattare del paziente, ho potuto valutarne i benefici (soprattutto laddove noi medici abbiamo pochi farmaci a disposizione oltre al cortisone, agli antiinfiammatori, ai farmaci immunosoppressori, che presentano molti effetti collaterali e/o talvolta risultano purtroppo anche inefficaci nei lunghi periodi di somministrazione), in casi clinici come:
- sclerosi multiple,
- neuropatie periferiche,
- artrite reumatoide,
- vitiligine,
- fibromialgie.
Ho riscontrato che si utilizza con buoni risultati il veleno d’ape anche in tutte le patologie reumatiche come artrosi, gotta, lombo-sciatalgie e in problematiche della pelle come acne, alopecia, fotoinvecchiamento. Presenta però delle controindicazioni per chi fa già uso di anticoagulanti e/o di antiaritmici, per i portatori di pace-maker, per gli asmatici, per i pazienti con patologie renali, per le donne in gravidanza e per i bambini sotto i 12 anni. Si può inoltre essere allergici al veleno dell’ape e per saperlo occorre eseguire un’analisi del sangue specifica per le Ig E totali per apis mellifera.
Le reazioni anomale al veleno possono essere severe: febbre, vasculite, problematiche renali, coagulazione intravasale disseminata, anemia emolitica, malattia da siero, artrite, fino ad uno shock anafilattico. Occorre quindi una visita medica preliminare per un’anamnesi iniziale che consiste in una raccolta di informazioni atte a valutare il rapporto rischio/beneficio, come il medico dovrebbe sempre fare quando prescrive una terapia. È richiesta quando si fa apipuntura di veleno d’ape la presenza del medico che deve avere a disposizione, per poter fronteggiare tali eventualità indesiderate, un Antistaminico, un Cortisonico e Adrenalina (in fiale o in pennetta Fast-Jekt) che possono essere somministrate solo sotto il suo diretto controllo. Un aspetto molto importante che deve essere considerato è che le api usate per l’apipuntura sono le api guardiane, quelle più ricche di veleno, che escono subito quando sentono movimento intorno all’arnia, ed occorre precisare che, utilizzando una retina apposita al momento della puntura, il pungiglione dell’ape non rimane attaccato alla pelle, per cui l’ape non muore, ed una singola ape può iniettare il suo veleno in più punti.
Riassumo dicendo che quanto ho appreso dalla letteratura scientifica mi ha dato un ottimo strumento terapeutico da proporre ai miei pazienti come apiterapia intesa sia come uso dei prodotti delle api, che come somministrazione del veleno d’api con l’apipuntura.
Dr.ssa Anna Maria Caputo: medico-chirurgo, esperta in Antroposofia – Viale Etiopia 10 – 00199 Roma – Cell. 347 10 73 454 – email: dr.anna.caputo@gmail.com
Molto interessante e spiegato con chiarezza e competenza.
Grazie
Grazie per la corretta informazione. Molto interessante.