Che ne diresti di un petto di pollo al veleno d’ape? O una cura a base di veleno? Non direi che siano scelte facili eppure… I Ricercatori coreani, spinti dalla inarrestabile necessità di migliorare la quantità di cibo disponibile, hanno sperimentato gli effetti del veleno d’ape sui polli da carne. Questi polli raggiungono il peso da macello tra le quattro e le sette settimane, e in particolare offrono il loro petto prosperoso alla veloce trasformazione in fesa.
Come scriveva la nota rivista “Il Salvagente” (1) questi polli selezionati, in soli 50 anni di “miglioramenti” finalizzati alla crescita della propria carne (conversione del mangime in peso corporeo), hanno quadruplicato il loro peso alla macellazione (dai 950 ai 4200 grammi). Ma con una spaventosa problematica: la loro salute. Disfunzioni cardiache, malattie della pelle e degli occhi, infezioni negli allevamenti intensivi di questi polli, creano ostacoli ai produttori avicoli.
Provvedendo all’integrazione del mangime con il veleno d’ape si è notato, con gli studi coreani, che i polli raggiugono prima il loro “peso forma” per la macellazione (2). La parte interessante di questa azione del veleno d’ape potrebbe ricadere nelle proprietà antibiotiche in senso globale di questo prodotto apistico di alto pregio e di limitata (ancora per poco) rilevanza economica. Infatti oltre ai campi di ricerca nel settore neurologico, come per i morbi di Alzheimer e Parkinson, i dolori neuropatici, ed altri in via di sperimentazione (3), il veleno d’ape offre nuovi orizzonti di sviluppo per la ricerca di antinfiammatori e antibiotici.
Riporto sopra le ipotesi di azione del veleno d’ape scaturite da evidenze scientifiche di un interessante lavoro internazionale (4) che, oltre a affrontare gli aspetti biochimici che sono alla base delle attività antimicrobiche del veleno d’ape, gettano qualche fascio di luce su quelle antivirali. Nell’articolo si sono riportati gli studi condotti su alcuni virus: dal Herpes Simplex tipo1 e 2 al virus influenzale (H1N1), dal virus respiratorio sinciziale umano (RSV) al più noto virus dell’immuno-deficienza umana (HIV). In questo ultimo caso, pare che i meriti siano condivisi tra la PLA2 (fosfolipasi A2) e un suo metabolita.
Sempre nell’articolo sono anche riportati gli effetti micostatici del veleno d’ape: infezioni fungine della pelle dovute a varie specie di Trichophyton, causa di frequenti dermatiti, e delle mucose con la Candida albicans, responsabile di svariate micosi; queste sembrano rispondere ad alcune delle sostanze del prodotto apistico. La melittina e l’apamina sono tra le più attive molecole del veleno. Con queste premesse è possibile che ai polli si possano dare meno dosi di farmaci per aggredire i patogeni, con ciò permettendo una più veloce crescita e, ahimè, trasformazione in croccanti cotolette.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
- https://ilsalvagente.it/2020/04/06/polli-a-rapida-crescita-ecco-come-diminuisce-velocemente-la-qualita/
- D. H. Kim, S. M. Han, M. C. Keum, S. Lee, B. K. An, S.-R. Lee & K.-W. Lee “Evaluation of bee venom as a novel feed additive in fast-growing broilers”,(2018) British Poultry Science, 59:4, 435-442, DOI: 10.1080/00071668.2018.1476675
- Lin TY, Hsieh CL. “Clinical Applications of Bee Venom Acupoint Injection”. Toxins (Basel). 2020 Sep 27;12(10):618. doi: 10.3390/toxins12100618. PMID: 32992601; PMCID: PMC7601520.
- El-Seedi H, Abd El-Wahed A, Yosri N, Musharraf SG, Chen L, Moustafa M, Zou X, Al-Mousawi S, Guo Z, Khatib A, Khalifa S. “Antimicrobial Properties of Apis mellifera’s Bee Venom.” Toxins (Basel). 2020 Jul 11;12(7):451. doi: 10.3390/toxins12070451. PMID: 32664544; PMCID: PMC7404974.